Viaggiatori business felici

Quando viaggi per lavoro, hai un rapporto strano con la città in cui ti trovi. Non ci vivi, ma non sei neanche un turista. E lavori con autoctoni.

Capisci che ti é un po’ entrata dentro quando giri sicura orientandoti grazie alle “percezioni visive”. Conosci la stazione, l’aeroporto, prendi la metro senza dover chiedere. Hai imparato quelle 5-6 paroline per sentirti meno straniero di quello che sei.

Hai ormai il tuo albergo di riferimento [un giorno vi spiegherò perché la scelta è cruciale, non oggi. merita una trattazione a parte], il tuo ristorante all’aeroporto e quello in città. Nei momenti di pausa non vaghi per monumenti, ma vai alla mostra che qualcuno lì ti ha suggerito. Ti mischi come un infiltrato: entri a piene scarpe in quel mondo il tempo di fare quello che devi e poi andare via.

Sai i luoghi dove spacciano e dov’è il quartiere a luci rosse, conosci le strade dove si incanala il vento e quella con il negozio che ti piace troppo e allora è meglio non andarci.

Consumi le bevande che tirano [qui fanno un té alla menta spettacolare per dire], ma soprattutto conosci i cibi da evitare come la peste, ché nel resto del mondo amano cospargere le pietanze con aglio e cipolla q.b. [in gergo culinario “quanto basta“]  ad allontanare da te il genere umano per i seguenti 3 giorni. Si dice che gli italiani siano i più socievoli, spaghetti, pizza e mandolino. NO. Semplicemente possono cercare il contatto perché non hanno l’alito pesante.

Certo viaggiare per piacere ha tutto un altro sapore, a cominciare dal fatto che scegli tu la meta e hai giornate intere a disposizione per fare ciò che più ti aggrada. Che può anche essere niente [niente con un bicchiere di mojito in mano però, mi raccomando].

Ma a me il business travelling piace, e parecchio. Trasmette a quest’anima inquieta una sensazione di adrenalina, consuetudine e semi-appartenenza che mi rende partecipe della scena. Non è quell’abitudine consolidata che si trasforma in automatismo, non è neanche la scoperta assoluta che conduce alla frenesia, che sfuma i particolari. E io adoro i particolari.

Allontanarti per qualche giorno da un ritmo imposto e sempre uguale non può che farti bene. Permette di pensare, contestualizzare, ridimensionare, conoscere. Conoscerti. E tornare a casa dai tuoi amori con un trolley di luce ed energia.

E succede che quindi sei felice, anche se fuori piove e atterrerai tardi.


Dal ristorante dell’aeroporto, Auf Wiedershen!

13 pensieri su “Viaggiatori business felici

  1. Concordo al 100%, anche a me il business travelling piace. E negli ultimi 3 anni, a causa del mio lavoro, ho viaggiato poco (la mia attuale azienda mi offre poche opportunità) e mi manca da morire!
    Certo, dipende da dove si fa: in Germania, per esempio, mi è capitato di essere in piena campagna e quindi trovarmi alle 19.30 in camera pronto per dormire (si sa che loro alle 18.30 hanno già le gambe sotto il tavolo!).
    Stare invece qualche giorno a Shanghai o Hong Kong (adoro, come più volte ho scritto sul mio blog) oppure in città USA, bè, lì sì che merita!

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  2. Vero! Anche io amo il business traveling … per me Ankara, Sarajevo, NYC(dove sono ora), Vientiane … ogni città dopo due-tre visite diventa un poco “casa”, e la conoscenza della cultura locale non è paragonabile con quella dei “turisti”

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