Che sia un buon gioLno

Un lunedì mattina tragico, condito di 50 gradi all’ombra e numerose incombenze in agenda, indurito dall’essenza stessa del lunedì e ulteriormente aggravato dal collocarsi a cavallo di mesi infuocati di lavoro e costellati di picchi di spossatezza, apatia, debilitazione e pressione a 1. Un risveglio all’insegna della positività, dunque.

Mentre in tranche faccio colazione maledicendo il calendario e tentando di rilassarmi con qualche lettura leggera, il nano appare all’orizzonte. Non ci voleva, ciò preannuncia un peggioramento delle condizioni mattutine; neanche una doccia con calma e in silenzio. Non c’è mai fine al peggio.

«BuoooongioLno»

Lo sistemo sulla sedia.

«Buongiorno tesoro. Che vuoi, torta o yogurt?» Le parole dolci stridono con il tono irritato della voce.

«Vollio… LE COCCOLE» verbalizza deciso, due occhietti semichiusi che mi guardano con tutto l’amore del mondo. Poi un sorriso piccolo, veloce, le manine protese verso di me.

Mi sento un verme. E mentre mi liquefaccio lentamente, domando «Preferisci baci o abbracci?»

Ci pensa un po’, l’espressione a punto interrogativo «…abbLacci»

«E perché?»

«Pecché… vollio le coccole gLandi gLandi, così» e allarga le braccia più che può, quasi volesse cingere un lottatore di sumo in splendida forma.

Allora è vero che i bambini sanno quando hai bisogno, ti vengono vicino e ti fanno credere di aver bisogno di coccole, e invece sono loro che le fanno a te.

Ecco. In fondo,

questo lunedì non è poi partito tanto male. E io sono una maledetta stronza.

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Oggi una colazione da regina. L’ho mangiato di baci.

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