Coattitudine inside

Davanti a un meraviglioso piatto di pesce e cicoria e un milione di salsine francesi in un bistrot tres chic del primo arrondissment, un’olandese a modo, colta, in carriera e profondamente ispirata tenta di comunicarmi tutta la sua eccitazione in vista della loro visita in Italia il prossimo mese. Mostra profonda conoscenza delle nostre prelibatezze e una quasi insana passione per i ravioli e la pasta fatta in casa. Conclude con un “Certo se venite ad Amsterdam, cosa ci inventiamo?!”

E qui entro in gioco io. Con grande naturalezza, davanti agli altri ospiti internazionali provenienti dai posti più disparati che si aspettano io inizi a snocciolare le grandi verità culinarie italiche, sgrano gli occhi ed emetto un mezzo gridolino:
“What?? Are you jocking? Hey Annick, you’ve got FRENCH FRIES!!”
Tutti ridono pensando fosse una battuta, lei già inizia ad offendersi tanto sono stata brutale… quando capisce che forse forse non stavo scherzando. No, io lo penso sul serio.
Farfuglio subito che se andiamo lì mi attendo un piattone di patatine come main dish e inizio a descrivere minuziosamente come devono essere tagliate e cotte le chips ideali. Lo faccio perché così lei potrà, tornata a casa, girare tutti i canali per scovare le migliori. Mi lecco i baffi all’idea, me li lecco davvero, davanti a loro. Mmmm rumoreggio anche. Una scena penosa, a ripensarci.
Sembro Bubba quando in Forrest Gump parla di gamberi. Ossessionata, non la smetto più.
Lei – esterrefatta quanto gli altri – ha scritto sulla fronte:
Questa qui è una delle più grandi
C O G L I O N E della storia.
Come darle torto. Dopo quei 20minuti di trascendenza mi hanno tutti guardato con occhi diversi e aria di circospezione.
Lo faccio sempre.
Tento di educare me stessa alla migliore musica, ma se partono i tamburi con il pompo nelle casse le vene mi pulsano e io non capisco più nulla, sono un fluido inarrestabile. Divento un truzzo di paese con le mani alzate e gli occhi chiusi.
Compro i vestitini alla Audrey, ma felpa con cappuccio e tuta acetata, possibilmente anche un po’ strappata, mi riconciliano con il mondo.
Spendo un trilione per fare la spesa, conosco gli stellati a menadito eppure davanti alle patatine perfette posso piangere e godere al contempo. Quando ordiniamo la pizza con gli amici, io prima mi strafogo di quelle perchè ho paura che finiscano e poi attacco il resto. Sono pure scorretta, quindi.
La cruda verità è che sono COATTA dentro.
Ecco, l’ho detto.
Già lo vedo mio padre oscillare la testa da destra a sinistra e poi da sinistra e a destra, affranto, chiedendosi dove abbia sbagliato. Fortuna che non sa che ho un blog.
patate fritte

Belle di casa, venite qua che vi aggiusto io!

22 pensieri su “Coattitudine inside

  1. Più che coatta, direi un mangia-patat(in)e ossessiva, compulsiva a un livello superiore dei crucchi bollati come manga-tuberose da epoca risorgimentale per dire di persone inette, che non valgono nulla (e vedi dopo due guerre mondiali dove sono ora…).
    A me succede con i cannoli siciliani: mi si riduce drasticamente la vista periferica, vedo solo il vassoio, divento l’unico uomo(tapino) rimasto sulla faccia del pianeta e salutatemi la buona creanza. Panza fatti capanna.

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  2. ma non è coattitudine, è puro spirito superiore, freschezza della sincerità, passione limpida per un cibo insuperabile.
    io al ristorante, di qualunque ordine e grado, ci provo sempre a ordinarle suscitando ondate di sdegno nei camerieri: con il soufflèe al tartufo? giammai! oppure, in questo ristorante non serviamo patatine fritte!
    ml

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