Quasi sgamescion

A pranzo fuori con una collega e una sua amica,  le vacanze alle porte, un delizioso pasto all’aperto sotto un porticato. Felice io, oltre che affamata.

Si discorre del folle mondo dei pediatri a Roma ed ecco che lei nomina il mio blog e il mio articolo, per suggerire di leggerlo. Dice:

Cioè, è proprio quello che succede a noi! Fa schiattare!

BLACK OUT.

Cof cof, sto per strozzarmi. PANICO. Inizio a farmi un triliardo di pippe ehm elucubrazioni. Se qualcuno che mi conosce leggesse Cazzeggio da Tiffany, mi riconoscerebbe? Certo che sì, credo; non riesco a non essere autobiografica. Cazzarola, non so perché, non avevo mai pensato a questa eventualità.

Decido di prenderla con STILE.

Inizio a coprirmi con il tovagliolo il viso, da vero 007 navigato, poi recito il rosario più veloce di mia nonna affinché la smetta subito e cambi discorso. Chiudo gli occhi forte forte forte, poi mi giro a cercare una finta penna nella borsa, come a scuola. Le due, dopo un tempo indefinito, si accorgono delle goccioline sul mio viso e preoccupate chiedono come va. Riesco a bofonchiare lentamente: “non mi sento troppo bene.” Il che finalmente devia il discorso sui fastidi della gravidanza.

Per tutti i giorni successivi ogni volta che incontro la collega cerco di carpire eventuali segnali allarmanti. Vesto i panni di Jessica Fletcher, con la differenza che fortunatamente non è morto nessuno: sarà andata sul blog, come suggeritole dall’amica? Mi avrà collegato? Devo cancellarmi?

Poi, un giorno, la liberazione: “Mamma mia, io non riesco a leggere le riviste o i libri che vorrei, figurati se mi metto a seguire ‘sti blogger.” Io, falsa come i soldi del monopoli: “Infatti guarda, ma che sono ste minchiate!”

Ecco, ora sapete il perché di questo silenzio assordante. Se perdo l’amato anonimato, non mi sento più così “libera”.

Poiché però gli eventi che si stanno succedendo nella mia vita non possono non essere narrati, queste dita non riescono più a star ferme e allora lo faccio: ricomincio. Credo che mi darò dell’eroina da sola.

Questo è il coraggio di cui abbiamo bisogno oggi nel mondo.

esci da anonimato_XL

Ma popo non ce pensà caro. E ricordate che chi se fa i cassi suoi campa 100 anni.

[ps. E io speriamo che me la cavo]

17 pensieri su “Quasi sgamescion

  1. Anche a me piace l’anonimato sebbene poi nella quotidianità quando parlo con amici o conoscenti o colleghi alla fine tratto degli stessi argomenti che tratto qui.Insomma per me nessun alter ego o doppia vita ma…c’è un ma enorme ed è anche uno dei motivi per cui non sono presente su FB!È che, chi mi conosce spesso non è interessato davvero a quel che dico o ciò che penso quindi alla lunga si parla sempre delle stesse cose e c’è il rischio concreto che, per quieto vivere non si sia sinceri gli uni con gli altri.In anonimato invece ci si lascia andare di più e cadono diverse barriere.Insomma,gli anonimi , tra loro , se di base hanno una certa sincerità si trovano molto più a loro agio nel parlare di quel cazzo ci pare!

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  2. Di sapere che faccia hai, come ti vesti, dove vivi non mi interessa nulla.
    Per me sei Tiffany, una persona e non un personaggio anche se non ci metti la faccia e il nome vero.
    Una persona intelligente, ironica, caustica, sensibile.
    Come sei viene fuori da ciò che scrivi e, per quanto mi riguarda, poco importa sapere se ti chiami Maria, Samantha con l’acca o Gessica con la g di gatto!
    Bentornata! 😍❤️

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