Lui. “E’ difficile essere modesti quando si è il migliore”. Questa scritta era una delle tante stronzate massime che facevano bella mostra di sé nella Tolfa che usavo al liceo come zaino per portare i libri (praticamente un ossimoro, una contraddizione in termini: già solo il libro di letteratura era più grosso della Tolfa e quindi eri costretto ad arrangiarti con cinte ed elastici, neanche l’ultimo degli sfollati, ma non divaghiamo). Certamente la modestia non è mai stato il mio forte. Che uno poi dovesse fermarsi a riflettere potrebbe dire “ma che c’hai da essere tanto orgoglioso? Sei alto un cazzo e mezzo, porti gli occhiali, hai le orecchie a sventola, sei stonato come una campana, con le lingue straniere sei un disastro, non sai nuotare, hai un fisico da lanciatore di coriandoli, sei distratto, metereopatico, ipocondriaco, soffri di colite, ti dimentichi tutto, ti basta uno spiffero d’aria per raffreddarti. Insomma, ammettiamolo, sei un mezzo disastro”. In compenso però sono molto simpatico!
Lei. Un solo episodio per descrivere il mio rapporto con la superbia. Giorno dei quadri, ultimo anno di liceo classico. Tiffany ha preso il massimo e, felice, va a fare shopping con sua madre; ad attenderla c’è un’estate piena di rocambolesche avventure. Incontra nel tragitto 3 sue amiche di un’altra scuola, che subito le chiedono come sia andata. Tiffany, in preda al panico, risponde trafelata e anche un po’ a bassa voce: “96”. Sua madre, basita, la fissa con lo sguardo di Figlia mia, ma tu che problema hai? Effettivamente quella cojona che lei aveva partorito con dolore si è appena abbassata il voto per non far sembrare che…
Lui. La capacità di vedere il lato positivo delle cose, l’abilità a saper vendere bene quelle poche o tante qualità, questo forse è la base su cui nasce la mia presunzione. Che poi, come ho già scritto altrove, forse già l’aver aperto un blog, l’idea di avere qualcosa di interessante da scrivere, è già di per sé un bell’indizio di superbia. A chi mai dovrebbe interessare quello che mi frulla per la mente? D’altra parte, a mia parziale discolpa, debbo dire che senza un pizzico di presunzione, ognuno se ne starebbe per i fatti propri, senza dire, né dare, niente al prossimo. E forse neanche così andrebbe bene. Che poi, nonostante la riconosci guardandoti allo specchio (o forse proprio per questo), la superbia è uno di quei difetti più odiosi quando la ritrovi negli altri. Niente di peggio dei palloni gonfiati, di chi si incensa e si autocelebra, sbrodolando meriti e medaglie più o meno autentiche! La cartina di tornasole, secondo me, è l’ironia. Se non si è capaci di ridere di se stessi, si rischia di far ridere gli altri (molto spesso, senza volerlo e senza accorgersene).
Lei. Esiste il problema opposto, che è parimenti un vizio capitale oltre che un enorme handicap. Tutto quello che si fa viene posto ad una continua ed estenuante prova di resistenza e di discredito che fiaccherebbero e farebbero perdere l’entusiasmo persino al ricercatore che ha appena scoperto la cura al cancro. Gli umili-per-forza non solo non si gonfiano fino a esplodere, ma si fanno piccoli piccoli fino a scomparire perché l’obiettivo è galleggiare nella massa, confondersi tra la folla. Salvo poi incazzarsi come tori svizzeri quando i loro meriti – che hanno provveduto prontamente a nascondere in uno scrigno dorato nella fantomatica isola del tesoro – molto ingiustamente non vengono “cercati” da un cacchio di nessuno.
Lui. Diciamo allora che bisognerebbe essere onesti. Con gli altri e con se stessi. Non abbandonarsi alle lamentele e alle paure dell’umiltà e della modestia esagerate (anche quelle sono belle fastidiose!) e neanche credersi chissà chi. Alla fine, paradossalmente, sia chi si crede troppo, sia chi si crede troppo poco, forse ha semplicemente paura di essere quello che è. Ma invece siamo così come siamo, naturalmente belli (!). Manteniamo i piedi per terra. E lo sguardo però sempre bello dritto verso il cielo!
Lei. Non me ne vogliate, dunque, se quando incontro un superbo [generalmente uomo. Ahi, la diversità di genere, il maschio crede in se stesso quasi sempre] ne rimango rapita: quanta ammirazione per la fiducia a volte anche immeritata che quell’individuo ripone su di sé!!! Cari tracotanti, non sarete tanto simpatici ma vi prego fatevi avanti, ché noi modesti-senza-senso abbiamo tanto, tanto da imparare.
