Il tempo libero che non c’è

Ragazzi, chiariamo prima di iniziare con il piede sbagliato, ché qui è tanto che non scrivo e ho perso la mano: io sono davvero felice per voi che “finalmente riesco a dedicare tempo a cose che prima mai nella vita per via del corri corri“, davvero. E vi stimo anche.

Ma ho bisogno di sentire che non sono solo l’unica ad arrivare a sera sfranta e

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Ma come vanno a finire le favole?

i sogni son desideri.jdp

C’era una volta una ragazza con i piedi ben piantati a terra e la testa sempre tra le nuove. Procedeva perciò con poca convinzione lungo un percorso ordinario, al contempo non possedendo sufficiente incoscienza per un degno salto nel vuoto.

La situazione degenerò al rientro dalla gravidanza, quando venne spostata in un ufficio più adatto alla “nuova condizione”: il posto dove i neuroni giacciono a bagnomaria in attesa di essere cotti. La frustrazione fu sì grande che le si smossero dentro tutte le viscere. Aprì un blog [ora il suo atollo di serenità] e nella vita vera combatté con le unghie e con i denti per cambiare la situazione e migrare nell’Ufficio dei sogni. A due anni da faticosi e vani tentativi stava ormai cedendo a quieta rassegnazione, quando – colpo di scena, rullo di tamburi – arriva su un cavallo bianco un principe dalle sembianze amabilmente originali, paffuto e brizzolato, che la porta in salvo nella Torre del lavoro stimolante.

La donzella Tiffany è felice che più felice non si può, vorrebbe gridarlo al mondo e scrivere qui un milione di caratteri danzanti e festosi, ma è troppo impegnata a passare il guado delle nuove esperienze. Il suo cuore colmo di gioia e i suoi pensieri buoni come biscotti appena sfornati.

Ahinoi tosto si accorge di non aver fatto i conti con il tempo impietoso: la parte del cervello fino ad allora inutilizzata è andata in cancrena e va dunque, amaramente, amputata. Ciò che rimane non le è sufficiente a procedere spedita in questo luogo competitivo e velocissimo in cui annaspa, suda, somatizza e piange silenziosamente in bagno. Lavora tanto e male; viaggia troppo e in orari poco umani; trascura i gioielli della vita; è sempre in ritardo, sempre in affanno.

Ed è così che si ritrova con quel filo rosso tra le mani,  ancora una volta:

E se avessi scelto l’altra porta?

Il guaio delle favole è che non ti dicono come vanno a finire veramente. Nessuno sa cosa diavolo succeda dopo che i due si sono allontanati a bordo della carrozza. Il vissero per sempre felici e contenti un tantinello sbrigativo.

A questo punto la domanda seria è una e una sola:

Riuscirà la nostra eroina a farla franca o sarà Franca a farsi la nostra eroina?

Io ho fiducia. Stay tuned.

Viaggiatori business felici / Happy loneliness

Ho mangiato in uno spazzolananosecondo [una nuova unità di misura] un cono più grande di me tutto CIOCCOLATA . L’ho comprato, con circospezione ho guardato a destra, poi lentamente a sinistra e zac! l’ho trangugiato come il T-Rex divorava umani in Jurassic Park.

Ho girovagato per questa città una ventina di minuti solo per prendere ARIA, probabilmente inquinata.  Non ho voglia alcuna di socialità.

Come una gazza alla vista di un baule di diamanti, sono stata attirata da invincibile forza centripeta all’interno di un negozio di LINGERIE e ho provato un capo. Ho dovuto indossare quel body, imperativo categorico; potete chiaramente intenderlo, signori della corte. E invece. Bad, bad choice baby. Continua a leggere

Consigli per le nonsense call

Partecipo via filo a un incontro di 3 [lunghissime] ore. Voglio condividere questa esperienza, magari evito a qualcuno di fare la stessa minchiata. [ho un senso di solidarietà molto spiccato]

10.30 Wow, non si sente poi tanto male. Alla fine è una buona soluzione senza doverti sbattere. «Good morning to everyone, Tiffany’s speaking from Italy. Nice to meet you again, hope to see you in person next time». Hi, hi, good morning, how is it going and so on. Continua a leggere