Compleanno di Tiffany a.P., avanti Prole: Continua a leggere
Happy bday to me
Compleanno di Tiffany a.P., avanti Prole: Continua a leggere
In fondo sto in formissima, non credete?!
Puoi permetterti di stare un po’ sulle tue senza sorridere a 42 denti, te e le 50 sfumature di occhiaie che ti accompagnano. È lunedì, ****! Continua a leggere
Piccoli grandi episodi di vita vissuta, da me medesima o da amiche sull’orlo di una crisi di nervi.
Esserne le protagoniste, assistervi inerti o semplicemente ascoltarne i racconti può provocare effetti collaterali quali orticaria, senso di fastidio, balbuzie, moti interni di ribellione, annebbiamento della vista. Il proattivo distacco da alcuni cliché raramente menzogneri [non sia mai funzionasse] è il nostro presidio medico-chirurgico.
Ecco esempi lampanti delle nostre pulsioni autodistruttive:
Perché, di grazia? Forse abbiamo ascendenze indiane che ci fanno scuotere la testa da sinistra a destra anche quando intendiamo annuire? E non mi riferisco solo a quando dentro di noi fuma tutto, il nostro viso è una maschera e ci sta per partire un embolo ma pronunciamo il classico «Niente, non ho niente», lapidario.
Intendo anche situazioni che ci piacciono assai, in cui ci comportiamo da esponenti apicali del PMA (Partito Mondiale Autolesionisti). Un esempio per tutti: occhi negli occhi, lingua nella lingua, peli del corpo dritti per l’eccitazione, un fuoco dentro che potrebbe scaldare i barboni di mezza America e un «No, meglio di no», pronunciato a mezz’aria non si sa bene per quale ragione. Continua a leggere
Inaugurare la stagione matrimoni con un’illuminazione, tra un prosecco e l’altro, grazie al compagno di una collega. Lo stretto di Messina come sfondo.
[stralcio di conversazione] “Sono un pantofolaio. Lei si lamenta, ma non sa che è una gran fortuna”.
[Uhm, eccone un altro] “Bene, anche tu appartieni alla categoria dei DIVANISTI, come mio marito. E perché, di grazia, sarebbe fortunata? Io sinceramente delle volte vado ai matti”
“Perché vuol dire che sono soddisfatto. Devi capire che l’uomo ha solo bisogni primari. Se esce, è per fare lo scemo. Visto che io sto bene con lei, non mi va più”.
“E una birra con un amico, non è contemplata?”
“Se c’è da andare in un posto per qualcosa va bene. Ma l’uscita fine a se stessa per gli uomini non ha molto senso. Ci chiamiamo, è più che sufficiente. Non fare questa faccia, l’uomo è un animale semplice [ndr. e possiamo tutti convenire che trattasi di grande verità], tutto qui. Anzi, se il tuo lui comincia a scalpitare, che vuole uscire e spaccare il mondo, è lì che devi preoccuparti, perché l’insoddisfazione è alle porte”
[Perplessa, ma fila] “Uh-uh, grazie. Da questo punto di vista non l’avevo mai guardata. Devo dire che un figlio maschio aiuta, nello studio “di genere”. Senza troppo generalizzare.. siete tendenzialmente BINARI:
“Sono contento che tra me e tuo figlio tu stia chiudendo il cerchio. Credimi, non c’è più nulla da sapere. Ma, in quanto donna, so già che non mi ascolterai”.
C’era qualcosa di disarmante nella sua spiegazione. Semplice e lineare, un puzzle di cui possedevo tutti i pezzi, che non riuscivo a finalizzare. Mi sono sentita Gigi de “La verità è che non gli piaci abbastanza”, a cui Alex apre le porte di una ovvia verità.
Quale essere dal pensiero contorto però non mi ha intimamente convinto.
Fisso Dr. ♡ e.. naaaa. In verità credo sia nato con un Busnelli appiccicato sulle natiche, così come lui recrimina di stare con una con un missile nel didietro (ci unisce dunque una certa presenza nei rispettivi posteriori).
Ma la suddetta teoria può farmi comunque buon gioco a momenti alterni: il mio pigrone è contento con me e non freme per avere qualcos’altro.
Ciò non vuol dire che mollo la presa, col cacchio; le mie battaglie per uscire, fare, disfare, CAZZEGGIARE continueranno senza abbattimenti o teorie di sorta. Semplicemente mentre le combatto saprò che è il gioco delle parti.
E tutto questo è molto, molto più divertente!
Ho letto che a Londra – posto magico in cui tutti stanno più avanti – sta per aprire un ristorante NUDISTA.
Oh yes, proprio così. A parte l’efficace battuta ‘The PENIS on the table’ (cit.), cerco di immaginare come funzioni.
“Buonasera.”
“Buonasera.”
“Lascia il cappotto? Ci penso io. Per mutande e calzini faccia pure da solo; sa, la privacy e l’igiene. Può spogliarsi in fondo a destra, c’è un camerino. È unisex, naturalmente; qui non abbiamo segreti.”
Esci dal camerino e con estrema nonchalance ti rechi al tavolo e appoggi le tue natiche a pelle sulla sedia, che si speri – a questo punto – essere morbida e confortevole. Un’eventuale seduta in ferro battuto, che tanto va di moda ora nei locali post-industriali, potrebbe scatenare una cistite, non dimenticatelo. Quindi vagliate bene la cosa, in caso.
Dopodiché inizia la vostra seratina romantica, davanti a un di lui nudo come un verme e a una schiera di sconosciuti con cui avete scelto di condividere una certa intimità.
Ora, se siete al primo appuntamento e scegliete questo locale (a meno che non assomigliate a Cindy Crawford dei bei tempi) non state tanto bene. Ma anche in caso di rapporto consolidato, direi che dimostrate una certa AUDACIA. Perché?
Però – eheh – pensate anche che non dovrete in alcun modo preoccuparvi di quale vestito indossare per fare colpo! Zero prove e stravolgimenti dell’armadio; l’ordine della tua camera ne beneficierà.
E poi, vuoi mettere le RISATE pazze che vi farete prima durante e dopo l’esperienza?
Io dal canto mio lo vedo già come luogo per il prossimo reality show condotto da Gordon Ramsay e Rocco Siffredi insieme: MASTERSEX.
Sei lì a pregustare la palma che ti riparerà dal solleone e dalla tua maglietta a manica corta ti cade l’occhio su… il FLACCIDUME del tuo braccio. E allora sposti l’occhio un po’ più giù e realizzi il diametro delle tue cosce; ma forse è perché sono seduta? No, tesorobello, sono proprio grosse. Ed è sempre lì – in un attimo – che si apre uno sconfortante susseguirsi di immagini di te che ti sfondi di cioccolata, che rinvii la palestra, che esci per correre e devii per un negozietto niente male.
Perché sei stata così stupida? La prova CANOTTA e gonna SENZA calza (prodromica all’ancora peggiore s-vestizione totale) è arrivata; senza preavviso, impietosa, noncurante della tua positività da cielo azzurro.
E allora parte il correre-ai-ripari. SUBITO. Dicono che bastino 5 semplici step.
Mi raccomando, quando avrete trovato una giornata di 48 ORE, un personal trainer &chef sempre con voi e un milionario che vi sovvenzioni, fatemi un fischio. Altrimenti, non me ne vogliate, non importa. Mi sparo un cono nocciola e stracciatella e, io, speriamo che me la cavo.
Un giorno uggioso di particolare insoddisfazione decidi di procedere al classico bilancino a-cosa-sono-arrivata rispetto ai sogni di ragazzina.
No, non sono diventata un’ASTRONAUTA.
L’unico viaggio nell’etere che sono riuscita a fare è quello nella mia testa, e non è che sia andato tanto male… fantasia ne ho a strafottere.
No, neanche una BALLERINA.
Quel sogno è stato accantonato subito, quando a 13 anni sono sbucate fuori delle tette assurde, e comunque anche qui non è che sia andata tanto male. Un bel décolleté trova sempre la sua ragione di esistere. E poi diciamolo, non ero neanche sto fenomeno.
No, purtroppo non sono una CANTANTE.
Ecco, questo sì che è un problema, per me. Io mi sento cantante dentro, immagino anche le performance nella mia testa, con tanto di palco e di pubblico che applaude e si strappa i capelli. Tra l’altro spazio dallo swing al rock, trasversale insomma. Sono proprio brava, nel mio mondo immaginario.
E invece sono davanti a un computer, tutto il giorno, tutti i santi giorni lavorativi dell’anno.
Non dico che ognuno di noi debba realizzare effettivamente i desiderata di secoli prima, ma quantomeno una connessione – una cacchio di connessione – con le attitudini personali e le aspirazioni ci deve essere?
Io ho studiato, perché così si voleva. E quindi sono finita a fare quello che molti laureati nelle scienze sociali fanno. Produco carta, l’utilità della mia attività è difficilmente tangibile (anche a me spesso sfugge il senso). E non so fare molto altro.
Non so cucinare, non so dipingere, non so aggiustare un lavandino rotto o fare un’operazione a cuore aperto. Non ho lo stacco di coscia per fare la velina attempata. Non so neanche fare lavori manuali basici.
Come se non bastasse sono low-tech, per aprire questo blog ci ho messo 2 giorni quando il titolo recita “Lo apri in 5 minuti” (dovrebbero mettere una postilla “a patto che tu sia dotato di media capacità digitale”, anzi ve lo suggerisco proprio. Mettete un range di tempo, così da non illudere i poveracci come me. “Dai 5 minuti per i normali ai 2 gg per i ritardati”, slogan molto efficace e politically correct).
Dato il mio elevato tasso di melodrammaticità forse potrei essere un’eccellente attrice di teatro.
So fare, in ordine sparso: stare in mezzo alla gente, crogiolarmi per ore pensando all’infinito e niente più, mediare, ascoltare, ridere. Ridere a crepapelle.
Sento già la vocina della mia amica:
Ha ragione. Ché poi qui a Roma una famiglia, con un solo stipendio, mica ci campa.