Storie di solidarietà ai festini universitari e di zombie il giorno dopo

Venerdì sera di week end di ponte, ore 00:50.

Settimana pesante, stanchezza e ritorno del CICLO fanno una gran brutta storia. Testi antropologici millenari spiegano che donne con mestruazioni sono un’orribile accoppiata e mamme con prole che sta mettendo i denti peggio che andar di notte.

E INVECE. Palazzo di fronte del cortile interno, sacrosanto FESTINO primaverile di fine settimana accessoriato di tutto l’armamentario che si rispetti: musica a palla, alcool, finestre spalancate e balconi pieni di gioventù “fumante”.

La tua esigenza di animale in letargo cozza con quella di questi beati fanciulli nel pieno delle forze e dell’esercizio del legittimo diritto al divertimento. Insieme a loro c’è anche la vecchia-te, di cui conservi ancora gelosamente dei frammenti, che ti suggerisce di non rompere i coglioni.

D’ACCORDO. Ti riallunghi buonina e cerchi di chiudere gli occhi nonostante quel martello pneumatico nella testa (cazzo, si chiama tribal house, tutto ti devo ricordare, un po’ di amor proprio, sei stata un’adolescente di tutto rispetto tu). Ok, però  se mi svegliano il nano faccio una strage; di mettermi a giocare all’1 di notte co sto sonno proprio no (ti senti quanto sei pesante??).

Loro che ne sanno che, anche se domani è sabato, qui si viene comunque svegliati massimo alle 7.

Sì, è vero, loro che ne sanno; ma io eccome se lo so che vuol dire essere studenti fuori sede!! E allora, da qualche parte… in questa scatola ci dovrebbero essere dei tappi.. e poi questa musica dai non è male, noooo ma conoscono questa canzone?? Non mi dire che riva’ di moda.

Mi sa che non sono ancora pronta per fare il salto completo nel mondo dei “vecchi”!

Ps. Nel frattempo, oggi è sabato e sono uno zombie (e chissà per quanti altri giorni, ahimè, mi trascinerò). Vedi che vuol dire fare i moderni, poi deambuli in stato vegetativo. Continua a leggere