Filastrocca politicante

Disoccupazione giovanile al 40%,

nell’aria si respira un certo malcontento.

Noi tutti non ci si deve oltremodo preoccupare

la classe politica é proprio lì a vigilare

pronta e guardinga al minimo segnale:

ha la soluzione, peraltro mai banale.

Il Ministro del Lavoro ogni dí ci incita e ci sprona,

é uno che con i consigli davvero suggestiona.

Stavolta ci invita caldamente al calcetto

si sa, le reti giuste garantiscono un tetto

Non stupisce che in Italia i rapporti davanti a una Poretti

si trasformino in occasioni lavorative secondo il sig. Poletti.

Voglio credere alla sua buona fede ogni volta che apre bocca,

però dico… la situazione reale, davvero non vi tocca?

Per veder la questione conclusa 

dovreste imparare a chiedere SCUSA

e a farvi da parte per inadeguatezza

se neanche le parole enunciate con accuratezza.

In questo momento abbiam bisogno di fatti e riforme

nessuno all’orizzonte. Che VUOTO enorme.

Alle mie amiche in dolce attesa (di consigli)

FERTILE è la parola del 2017. Dopo anni di solitudine, sono circondata da Panze® per la gioia mia e del ministro Lorenzin [!].

Amiche,

reggetevi forte. Ho pensato di farvi un regalo:

l’identikit della mamma perfetta secondo le ricostruzioni dei migliori consigli pervenuti da chiunque [perché, da questo momento in poi, chiunque si sentirà in dovere di spiegarvi come si fa] affinché siate pronte ad affrontarli. Armatevi di molta pazienza.

  1. Partorite naturalmente e possibilmente senza epidurale. In caso di problemi ovarici o nascituro non in posizione, sarete un po’ meno mamme. Vi perderete quel momento meraviglioso in cui l’adorato cocomero esce fuori dal piccolo limone, mi spiace.
  2. Allattate per almeno un anno di cui 6 mesi in via esclusiva, ma se arrivate a 3 anni tondi vincete una statuetta di mammella top. Se il latte non scende o state morendo di mastite e pensate di interrompere, sappiate che non avete superato la prova mucca. Essere un buon genitore significa anche diventare una simpatica frisona e rinunciare per sempre a un seno degno di tale nome.
  3. Tenetelo a casa fino ai 18-24 mesi. È troppo fragile per affrontare la sfilza di malattie che circoleranno nel nido [puntualmente le prenderà tutte, abbiatene contezza], e poi ha bisogno della sua mamma. È il momento di dargli certezze, volete crescere un insicuro? Diversamente vuol dire che non ci tenete abbastanza, carrieriste che non siete altro [la fate già lavorare questa creatura, eh?].
  4. Non cedete mai a farlo dormire nel lettone, devono imparare sin da subito a calmarsi da soli. Ah no, adesso è in voga il filone opposto, scusate. Incentivate il co-sleeping: tenere in braccio il vostro pargolo e dormire con lui non è solo un bel principio sociale ma anche un importante contributo alla sua buona crescita, lo dicono importanti studi USA. Se invece vi ostinate a voler copulare in pace con il maritino o a dormire come cristo comanda, siete solo delle emerite egoiste.
  5. Dategli prima di subito gli strumenti per essere un uomo di mondo. Iscrivetelo al corso di acquaticità neonatale, musica in fasce e inglese, cosicché cresca Rosolino, piccolo Beethoven e con la lingua del futuro incamerata senza neanche rendersene conto.
  6. Abolite qualsiasi forma di tecnologia. Purtroppo tablet e televisione rendono i bambini nervosi e passivi, un binomio terrificante. Usate solamente giochini in legno [plastica aborro, ricordate] che siano in grado di sviluppare la creatività; diversamente gli tarperete le ali dell’eccellenza.

Continua a leggere

Metti una pausa pranzo vera

Succede che un venerdì decidi che non farai i soliti 30 minuti.

Ti fai travolgere dal sole e dagli odori. Hai dimenticato gli occhiali da sole su, ma meglio così. Cammini con due fessure al posto degli occhi, vieni inondato dalla luce.

C’è una vita qui fuori ragazzi, un caos piacevole. Ma è tanto bello tutti i giorni e io me lo perdo sempre? Fontana di Trevi accecante così bianca, uno spettacolo per gli occhi [grazie Fendi, senti a me].

In una piazzetta minuscola Continua a leggere

#Chaddetto?! Vocabolario romano per non addetti ai lavori

E niente, i romani sono dei geni.

  1. Il secondo dopo che ti hanno conosciuto, già stanno lì a raccontarti il primo amore o che soffrono di emorroidi.
  2. Le espressioni che coniano sono fenomenali. Basta salire su un autobus, fare la spesa, guidare o andare a bere una biRa e il tuo vocabolario si accresce di neologismi interessanti.

Dopo le parole Ita-British per i fighi a lavoro, qui di seguito un breve compendio per i turisti, per stare sul pezzo o per avere qualcosa da dire nel perimetro capitolino, in ogni occasione.

Piccolo warning necessario: non si tratta del nuovo dizionario Devoto-Oli o degli stralci di dialogo degli adepti de l’Accademia della Crusca per cui le espressioni possono risultare poco forbite, mettiamola così. Le anime ad alto tasso di sensibilità sono pertanto pregate di interrompere qui la lettura, grazie.

Daje = forza/ su/ evviva!/ finalmente/ non ci posso credere/ ma daiii?!/ muoviti. Nella versione aredaje = ancora? Ma allora ce fai.

Passe-partout per la qualunque, apre le porte di qualsivoglia conversazione, praticamente sta bene su tutto, è anche meglio del prezzemolo.

Je pesa er culo = soffre un pochino di accidia.

Deriva da: le persone con un posteriore gigante hanno maggiori difficoltà di movimento e dunque tendono a rimanere ferme. Questo non vale per Kim Kardashian e Nicki Minaj che riescono persino a ballare e risultare sexy. Continua a leggere

Un anno di Tiffany

candelina torta

Carissimi blogger di WordPress et similia,

siete stati i miei analisti aggratis, gli strizzacervelli del mio cuore, gli psicoterapeuti inconsapevoli. Sappiatelo.

CazzeggioDaTiffany è nato in un momento di grande smarrimento.

Ha emesso i primi vagiti mentre oscillavo tra l’isteria/il senso di inadeguatezza di una neo-madre e l’apatia/la rabbia di un cambio ufficio, imposto dal fatto che non avrei più potuto girare come una trottola impazzita.

Ha iniziato a nutrirsi mentre cercavo di superare lo sconcerto per un corpo che stentavo a riconoscere e Continua a leggere

Viaggiatori business felici

Quando viaggi per lavoro, hai un rapporto strano con la città in cui ti trovi. Non ci vivi, ma non sei neanche un turista. E lavori con autoctoni.

Capisci che ti é un po’ entrata dentro quando giri sicura orientandoti grazie alle “percezioni visive”. Conosci la stazione, l’aeroporto, prendi la metro senza dover chiedere. Hai imparato quelle 5-6 paroline per sentirti meno straniero di quello che sei.

Hai ormai il tuo albergo di riferimento [un giorno vi spiegherò perché la scelta è cruciale, non oggi. merita una trattazione a parte], il tuo ristorante all’aeroporto e quello in città. Nei momenti di pausa non vaghi per monumenti, ma vai alla mostra che qualcuno lì ti ha suggerito. Ti mischi come un infiltrato: entri a piene scarpe in quel mondo il tempo di fare quello che devi e poi andare via.

Sai i luoghi dove spacciano e Continua a leggere